Fondazione Ansaldo: 40 anni di storia e memoria per progettare il futuro

28 maggio 2020

Il 23 maggio del 1980 l’Archivio Storico Ansaldo apriva al pubblico i propri archivi, custoditi presso la sede di Villa Cattaneo dell’Olmo (Genova), e 20 anni dopo, su iniziativa di Finmeccanica, oggi Leonardo, si trasformava in Fondazione. La doppia ricorrenza è stata l’occasione per un incontro-confronto tra imprenditori, amministratori locali e vari esponenti della comunità genovese e ligure soci della Fondazione che, grazie alla sua capacità di stabilire sinergie tra il mondo accademico e quello dell’impresa, è oggi un laboratorio di sviluppo e promozione di conoscenza e un punto di riferimento per la formazione delle nuove classi imprenditoriali. 
In modalità webinar, dopo il saluto del Presidente della Fondazione Raffaella Luglini, hanno dialogato 
l’Amministratore Delegato di Leonardo Alessandro Profumo, il Presidente di Confindustria Liguria e di Ansaldo Energia Giuseppe Zampini, il Sindaco di Genova Marco Bucci, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e, a chiudere, l’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Angelo Bagnasco. Erano, inoltre, presenti importanti stakeholder e i soci sostenitori della Fondazione.

Nel suo intervento Alessandro Profumo ha posto l’accento sul valore della comunità, che si affianca a quello del territorio. Leonardo occupa in Liguria circa 2.700 persone, con una filiera che conta circa 250 aziende e vuole continuare a crescere investendo ancora di più sull’high tech. A Genova, infatti, baricentro delle attività del Gruppo nel settore della Cyber Security, aprirà uno dei Leonardo Labs, i futuri centri di innovazione trasversali a tutto il Gruppo e dedicati alle tecnologie abilitanti, al cui interno, entro la fine del anno, sarà operativo il super-calcolatore. L’azienda, inoltre, partecipa al Centro di Competenza “Start 4.0” per sviluppare progetti di cyber security per la sicurezza e ottimizzazione delle infrastrutture strategiche, consapevole oggi più che mai della necessità di disporre di strumenti adeguati per accogliere e sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, sapendo rispondere in maniera efficace alle sfide di sicurezza che il mondo digitale impone. 

Nondimeno, per potersi tradurre in reale progresso, la trasformazione digitale ha bisogno dell’intelligenza umana, con le sue intuizioni, le sue sensibilità e i suoi principi etici, di un umanesimo digitale che faccia prevalere, nelle parole rilanciate anche dal cardinale Bagnasco nella riflessione finale, l’uomo sul capitale e l’etica sulla tecnica. 

Ed è qui che prende forza e valore il contributo della Fondazione, nel suo essere ponte tra impresa e cultura, forte della convinzione che progresso civile e sviluppo economico insieme siano in grado di accrescere la competitività delle imprese, migliorare la qualità della vita delle comunità e aumentare l’attrattività del territorio. Perché solo da solide radici può nascere un vero futuro.